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martedì, Novembre 4, 2025

“Una sitcom interattiva” – Perché Dispatch salva i supereroi prima che ci annoino

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Supereroe senza superpoteri, ma con un grande cuore

Dopo pochi minuti di gioco è già chiaro: Dispatch non è l’ennesimo spettacolo ricco di effetti speciali, basato su giganteschi boss finali e città volanti. Tutto inizia invece con un uomo distrutto: Robert Robertson, noto come Mecha Man. La sua tuta high-tech è ormai storia, e purtroppo anche i suoi muscoli. Cosa rimane? Una cuffia, una sedia nella centrale di emergenza e il compito di addestrare i cattivi a compiere azioni eroiche.

Il trucco: il mondo può anche avere superpoteri, ma la storia ruota attorno a persone reali con problemi reali. È proprio questo che permette al gioco di aggirare abilmente il principale punto debole dell’intrattenimento moderno sui supereroi.  Serie come diverse produzioni “Marvel” o “The Boys” cadono rapidamente in spirali di escalation sempre più grandi, in cui i personaggi sono solo armi con personalità.

Qui, invece, al centro dell’attenzione ci sono le emozioni, le insicurezze e gli affascinanti fallimenti. Le decisioni non portano a “esplosione o non esplosione”, ma a momenti che possono essere imbarazzanti, divertenti e strazianti allo stesso tempo. Come ha reagito ad alta voce un tester:

“Mi è sfuggito un spontaneo ‘Uff’ – tutti conoscono quelle situazioni di cui si può ridere solo mesi dopo.”

Un tempismo che farebbe invidia a qualsiasi serie Netflix

primi episodi  , della durata di circa 45 minuti ciascuno, dimostrano cosa succede quando agli ex sviluppatori di Telltale viene concessa completa libertà creativa. L’interazione tra dialoghi tranquilli, personaggi disegnati con cura e accenti musicali crea una qualità seriale che si gioca invece di essere trasmessa in streaming. Le critiche del giornalismo videoludico sottolineano proprio questo: un vero e proprio coinvolgimento emotivo.

Naturalmente non ci si limita a guardare: i giocatori gestiscono le missioni, fanno salire di livello la loro squadra e vivono momenti quick time che rendono l’azione tangibile, ma senza mai risultare banali. Anche se si intravede ancora un potenziale di miglioramento, finora l’equilibrio è perfetto.

Particolarmente impressionante è la conclusione provvisoria della redazione su  Eurogamer:

“Con il quarto episodio mi è stato chiaro che questo gioco sarebbe diventato una delle mie storie preferite dell’anno: caloroso, divertente e sexy.”

Ogni settimana vengono pubblicati due nuovi episodi, con un ritmo simile a quello di una buona sitcom, che fa venire voglia di vedere il prossimo episodio. E anche se la gestione degli “eroi cattivi” a volte è stressante, tutto sembra un esperimento consapevole: cosa succederebbe se i supereroi potessero tornare ad essere umani?

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