Un altro sparatutto di estrazione? Che noia. Ma dopo le prime partite abbiamo scoperto che Arc Raiders merita sicuramente una seconda occhiata.
- Sensazione: Ormai ogni settimana viene annunciato un nuovo sparatutto di estrazione ed è sempre più difficile distinguerli l’uno dall’altro.
- Fatto: Il genere sta attraversando una crisi profonda e numerosi progetti come Hyenas, The Division: Heartland, The Cycle o Level Zero: Extraction sono stati nel frattempo abbandonati.
Entrambi, ovvero i fatti e la percezione della realtà, non dipingono un quadro roseo per i titoli in uscita come Marathon, Exborne e simili.
Ciononostante, Arc Raiders ci ha sorpreso positivamente durante la prova. Potrebbe essere la svolta per il genere?
Chi è lo sviluppatore di Arc Raiders?
Arc Raiders è il secondo gioco dello studio di sviluppo svedese Embark, fondato nel 2018 a Stoccolma da Patrick Söderlund, Robert Runesson, Magnus Nordin, Johan Andersson e alcuni altri veterani dello sviluppatore di Battlefield DICE. Lo studio conta circa 300-400 dipendenti e appartiene al gruppo Nexon, attivo nel settore dei videogiochi. Il primo gioco di Embark è The Finals.
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Arc Raiders è ambientato in un mondo fantascientifico post-apocalittico. Le cosiddette macchine Arc hanno invaso la Terra e l’hanno in gran parte distrutta, solo poche colonie umane sopravvivono sottoterra. Una di queste è la città di Speranza, da dove partiamo come raider nella terra desolata per compiere missioni per i commercianti e raccogliere bottini.
In superficie infuria una lotta per la sopravvivenza contro giocatori nemici e macchine letali. Tipico di Extraction: se moriamo, perdiamo tutto il nostro equipaggiamento, solo chi riesce a tornare vivo in uno dei pozzi sotterranei può tenere il bottino.
Il mondo apocalittico di Arc Raiders è reso in modo estremamente suggestivo. Mentre setacciamo paludi nebbiose, fitte foreste, relitti arrugginiti e laboratori cupi alla ricerca di oggetti utili, tendiamo l’orecchio per sentire il rumore degli spari o il ticchettio metallico dei letali ragni Arc, che amano nascondersi sui soffitti o negli angoli bui.
Con cautela schiviamo i coni di luce di un drone Arc Wespen in pattuglia, perché il rumore di uno scontro attirerà inevitabilmente altri nemici. Fuochi ardenti immergono i magazzini abbandonati in una luce spettrale.
Il lancio di un razzo illuminante rivela la posizione di un predone appena ucciso e invia un messaggio inequivocabile: qui c’è pericolo. Arc Raiders è ricco di atmosfera e ci trascina completamente nel suo scenario cupo fin dal primo secondo.
3 cose che rendono speciale Arc Raiders
Ma in termini di gameplay, cosa distingue Arc Raiders dai suoi numerosi concorrenti? Durante le nostre prime partite nelle terre desolate abbiamo individuato tre aspetti importanti che spiccano particolarmente.
1. I nemici Arc
Molti sparatutto di estrazione mettono fortemente in primo piano il PvP, mentre i nemici controllati dall’IA diventano rapidamente uno sfondo e/o carne da macello a buon mercato. Arc Raiders, invece, va più nella direzione di Hunt: Showdown, dove ogni combattimento PvE aperto deve essere ben ponderato.
Questo perché le creature meccaniche dell’Arc si presentano in forme diverse, tutte letali a modo loro. A seconda del tipo di nemico, dobbiamo scegliere tattiche e armi diverse, altrimenti finiremo nel menu principale prima ancora di poter dire “Skynet”.
I piccoli ragni meccanici devono essere schiacciati rapidamente con un’arma da mischia prima che possano saltarci in faccia come dei facehugger. È invece necessario mantenere le distanze dalle piccole sfere meccaniche che rotolano verso di noi e poi attivano un lanciafiamme.
Gli Arc Guard non sono armati, ma chiamano rinforzi non appena ci vedono e più di una volta la nostra corsa è finita in una battaglia contro lo sciame di droni che ci attaccava.
I robot Arc più grandi sono addirittura così pesantemente corazzati che solo munizioni speciali possono aiutarci – se non le abbiamo, non resta che fuggire. Chi affronta la battaglia (idealmente in una squadra di tre) può recuperare dai resti parti elettrotecniche estremamente preziose.
In breve: i nemici IA di Arc Raiders sono all’altezza del loro ruolo di distruttori dell’umanità anche nelle partite e ci costringono ripetutamente a prendere decisioni rischiose e ad agire in modo metodico Questo rende i round più emozionanti (e imprevedibili) e aggiunge un tocco in più all’atmosfera.
2. La progressione
Mentre in molti sparatutto simili il progresso avviene solo all’interno di un round e ogni volta che si muore si ricomincia da zero, Arc Raiders punta su un modello ibrido.
Come in un roguelite, c’è un albero dei talentiin cui possiamo investire gradualmente i punti abilità ottenuti completando le missioni e personalizzare così il nostro raider: questo rende il gioco più flessibile e personale rispetto, ad esempio, agli archetipi dei personaggi di Marathon.
Suddiviso nelle categorie sopravvivenza, mobilità e condizione fisica, assegniamo al nostro personaggio diverse abilità, come ad esempio una ricerca più rapida del bottino, maggiore resistenza per gli sprint, una protezione acustica contro le esplosioni o la resistenza ai danni da caduta.
In questo modo, anche se moriamo otteniamo sempre un piccolo progresso persistente , il che dovrebbe alleviare notevolmente la frustrazione tipica del genere in caso di sfortuna.
A questo si aggiunge un sistema di crafting molto ampio, che ricorda un po’ Escape from Tarkov: con le materie prime raccolte, nella nostra base tra un raid e l’altro non solo costruiamo nuovi equipaggiamenti, ma creiamo e miglioriamo anche banchi da lavoro, sui quali possiamo poi costruire oggetti sempre più pregiati, a condizione di avere le ricette corrispondenti.
Ogni nuova missione non solo attira con la prospettiva di guadagnare un sacco di soldi, ma potrebbe anche garantirci finalmente il passaggio al livello successivo della nostra stazione tecnologica, permettendoci finalmente di costruire da soli le fantastiche granate di scansione per individuare i nemici, invece di doverle acquistare a caro prezzo dal commerciante.
3. L’aspetto sociale
Arc Raiders sposta deliberatamente l’aspetto PvP in una zona grigia. Non è mai necessario attaccare altri giocatori. Se lo si fa comunque, è possibile impossessarsi di tutto il loro bottino, ma anche perdere tutto nel tentativo.
Ma ci sono anche altre opzioni tra combattere e ignorare: grazie alla combinazione di chat vocale di avvicinamento e nemici Arc estremamente cattivi, lo sparatutto incentiva persino a collaborare con conoscenti casuali sul campo di battaglia
Così, durante la nostra sessione di gioco, la squadra GlobalESportNews composta da tre persone si è imbattuta per caso in un giocatore solitario. Quest’ultimo, forse per pura abitudine da sparatutto o per il panico, ha semplicemente iniziato a sparare, nonostante fosse in inferiorità numerica e senza alcuna speranza di vittoria.
Quando è caduto a terra sconfitto, si è presentata un’opzione sorprendente: potevamo finirlo o rimetterlo in piedi con un’iniezione curativa, una funzione che in quasi tutti gli altri sparatutto è riservata alla propria squadra.
Ma in Arc Raiders abbiamo potuto persino rianimare il nemico e convincere il povero giocatore solitario a unirsi a noi. In quattro abbiamo sconfitto altri trii, fatto un bottino consistente e siamo persino riusciti a eliminare una delle pesanti unità Arc, un’impresa impossibile da compiere da soli.
Grazie alla chat vocale, abbiamo potuto comunicare immediatamente con il nostro nuovo compagno, mentre le emote predefinite come “Non sparare” segnalano le intenzioni amichevoli con la semplice pressione di un pulsante. Naturalmente, tali alleanze sono fragili e non c’è alcuna garanzia che un tizio a caso su Internet non ci attacchi alle spalle.
Ma la semplice possibilità di comunicare e cooperare apre una nuova dimensione entusiasmante all’interno del genere Extraction, che vale sicuramente la pena esplorare ulteriormente.
Conclusione della redazione
Certo, nella corsa alla corona dell’estrazione, Arc Raiders è solo un altro candidato tra tanti altri sulla carta. Ma quando ci giochi, ti rendi subito conto che Embark Studios sta preparando qualcosa di speciale.
Il mondo invaso dalla vegetazione e pieno di macchine assassine è allo stesso tempo bellissimo e spaventoso e risveglia in me quasi involontariamente certi istinti primordiali: cosa si nasconde nella vecchia torre radio laggiù a est? Riuscirò a sconfiggere da solo il grosso robot assassino davanti all’ingresso del bunker a nord? Dovrei correre incontro al crepitio degli spari a sud, eliminare i sopravvissuti e saccheggiare i loro zaini?
Arc Raiders sembra un sandbox pieno di possibilità tattiche, senza però sommergermi con cinquemila icone, missioni e indicatori diversi sulla mappa. Tutto sembra organico e logico. L’esplorazione è soddisfacente, i combattimenti sono pericolosi e brutali, il mondo di gioco è leggibile e credibile.
Se alla fine tutti questi sistemi funzioneranno davvero bene insieme e riusciranno a motivare a lungo termine, allora forse Arc Raiders diventerà davvero il nuovo re dei giochi di estrazione.